Italia, cittadella assediata I nemici alle porte. Soluzioni? Le tesi congressuali del Pri di Francesco Nucara In questi giorni la stampa italiana ci ha invaso di commenti sulla situazione italiana, analizzata nei suoi vari aspetti: economico, sociale, politico, umano. Da Angelo Panebianco a Piero Ostellino, da Ernesto Galli della Loggia a Ferruccio de Bortoli. Citiamo queste firme poiché la loro posizione culturale è molto affine, politicamente, a quella liberaldemocratica, di cui noi repubblicani vogliamo essere alfieri. Di queste firme due in particolare ci interessano maggiormente, anche se, da angolazioni diverse, pongono lo stesso problema. Ernesto Galli della Loggia sul "Corriere della Sera" di sabato 10 settembre scrive: "Forte della debolezza della politica, delle sue pessime prove, sempre più spesso la società italiana sembra non voler riconoscere alcun potere di direzione alla politica stessa, ma di cercare solo l’appoggio necessario per la sua politica spicciola". E questo tanto a destra quanto a sinistra, scrive il noto politologo. Ferruccio de Bortoli sul "Corriere" di domenica 11 settembre è ancora più drastico: "… siamo sicuri di non potercela fare da soli? Tiriamo su la testa. Un po’ d’orgoglio. Se vivessimo in un paese normale il governo (con maggior senso di responsabilità da parte dell’opposizione) domani direbbe alla BCE … costi quel che costi, facciamo da soli". A noi sembra appunto che le due opinioni siano due facce dello stesso problema: l’irresponsabilità assoluta e insistita di tutta la nostra classe politica, che vede l’attuale disastrata situazione italiana dalla visuale dei propri interessi elettorali immediati e colposamente ciechi. Ricordiamo un film del 1968, realizzato da Ugo Gregoretti per la campagna elettorale del PRI di quell’anno. Nel film si vede una seduta di commissione parlamentare, in cui un deputato democristiano propone emendamenti che dilatavano la spesa pubblica (già da allora!); egli viene veementemente contrastato da un deputato comunista, che pensa bene di riferire l’episodio al suo capogruppo. Quest’ultimo lo rimprovera aspramente, invitandolo a presentare emendamenti che valgano almeno il doppio della spesa assistenziale di cui si parlava! Il dramma politico italiano sta tutto qui: i partiti non sono più in grado di badare agli interessi generali, ma si esercitano quotidianamente in una sorta di protezionismo elettorale che porterà l’Italia alla rovina. In un momento di crisi come quello che ci attanaglia, chiedere ogni giorno le dimissioni di un governo che viene definito incapace, per non dire degli epiteti affibbiati a questo o quel ministro da leader politici (purtroppo anche della maggioranza), significa indebolire l’Italia sullo scenario finanziario internazionale. Noi, con le nostre tesi congressuali, abbiamo ragionato sui mali italiani e abbiamo cercato di individuare le terapie per guarire una società malata. Dobbiamo ammettere però che nemmeno nel nostro piccolo partito c’è stata identità di vedute, tanto che qualcuno, con poco garbo politico, ha definito le tesi un escamotage congressuale e nulla più. Siamo certi che qualche dirigente repubblicano le tesi non le ha nemmeno lette e, chi le avesse lette, facesse un ripasso. Nel dibattito politico italiano non si parla d’altro, tanto che in una nota trasmissione televisiva la conduttrice appella Casini come liberaldemocratico. L’idea che portiamo avanti fin dalla Conferenza programmatica del 2006 e poi con il Convegno di Milano del 2007 e con il Congresso del 2011 è un’idea vincente. Dunque cerchiamo di non consegnarla ad altri, ma di offrirla al Paese. Tutto ritorna, basta ricordare lo slogan del Convegno di Milano "Liberali: quelli veri e quelli falsi". L’assunto di Ferruccio de Bortoli, orgoglio senza pregiudizio, lo sposiamo in pieno. La UE considera alcuni paesi, tra cui l’Italia, una palla al piede per l’economia europea: è esattamente ciò che pensano i padani del Mezzogiorno d’Italia. In un mondo globalizzato, cari amici lombardi, non ci si può rialzare da soli: la quantità della popolazione-mercato ha un significato non indifferente. Come dice l’ex cancelliere tedesco Schröeder, l’Euro non può morire perché esiste un mercato di 350 milioni di europei. Una visione liberale, ma non mercatista, è quello di cui abbiamo bisogno. Come giustamente scrive Riccardo Gallo nella sua introduzione alle nostre tesi congressuali: "L’obiettivo minimo condiviso, in ogni caso è rafforzare il collante affinché una concezione autenticamente liberale della società italiana abbia maggiori probabilità di prevalere in una prospettiva politica in cui invece, a dispetto delle dichiarazioni ufficiali, certi valori irrinunciabili stanno progressivamente sbiadendo". E meno male che il nostro Presidente è Giorgio Napolitano: ci inchiniamo davanti all’affermazione con cui dichiara che non vi sono regioni di sole virtù come non vi sono regioni di soli vizi. Nel Sud abbiamo la criminalità organizzata, anche perché in quell’economia disastrata è difficile avere i Penati e gli Oldrini … Certamente non giova al Paese l’altalenate posizione della Confindustria né lo sciopero generale della CGIL, che oltre all’immediato e oggettivo danno economico, provocato dalla perdita di ore-lavoro, aggiunge il danno dell’inaffidabilità del Paese, dal punto di vista investitoriale. Questo diventa automaticamente anche un danno d’immagine per il Paese quando vediamo la Camusso accompagnata da Bersani e Di Pietro. Ma Franceschini, che ha fatto la sceneggiata del giuramento sulla Costituzione italiana, l’ha mai letto l’art. 49? Altro che primo, secondo e terzo polo! I nemici sono alle porte ma dentro la cittadella assediata si litiga. Mancavano soltanto i cardinali Bagnasco e Bertone a suggerire ai politici italiani quello che devono fare! Le disgrazie non arrivano mai da sole. Roma, 12 settembre 2011 |